Le emozioni, e la nostra capacità di gestirle, influenzano notevolmente il nostro funzionamento sociale, le nostre decisioni e anche il nostro stato di salute. Proviamo emozioni sin dalla nascita e ben presto riusciamo a distinguere le emozioni che ci fanno stare bene da quelle che, invece, non sono piacevoli allo stesso modo; le emozioni possono essere in conflitto con le nostre credenze e i nostri desideri, talvolta ci riesce difficile controllarle: ma le conosciamo davvero?
Le emozioni: cosa sono? Una definizione
Le emozioni sono esperienze soggettive complesse caratterizzate da modificazioni cognitive, comportamentali, fisiologiche ed espressive. Ogni componente della risposta emozionale interagisce con le altre ed è funzionale al raggiungimento di un obiettivo:
- la componente cognitiva consente la valutazione (appraisal) dello stimolo;
- la componente espressiva modula l’esibizione esterna dei vissuti soggettivi interiori;
- l’attivazione fisiologica (arousal) prepara l’organismo ad affrontare la situazione;
- la componente motivazionale/comportamentale induce l’organismo a reagire
- la componente soggettiva esperienziale porta alla consapevolezza di dimensioni integrate come credenze e desideri.
Le emozioni sono, quindi, dei fenomeni intensi, ma generalmente di breve durata, hanno una valenza (positiva o negativa) e sono caratterizzate dalla presenza di un oggetto, ovvero sono scatenate da un evento/oggetto e quindi si riferiscono sempre a qualcosa.

È possibile suddividere le emozioni in primarie e secondarie:
- emozioni primarie: sono universali, costituiscono delle risposte innate alla stimolazione ambientale e sono caratterizzate da una specifica mimica facciale, le sette emozioni primarie individuate da Ekman sono gioia, disgusto, disprezzo, paura, sorpresa, tristezza e rabbia;
- emozioni secondarie: sono costruite a partire dall’esperienza personale come ad esempio la vergogna, il senso di colpa, l’invidia.
Al di là della base innata e universale dell’espressione delle emozioni, esistono delle display rules ovvero delle regole di esibizione delle emozioni: si tratta di regole sociali culturalmente apprese che variano di cultura in cultura.
L’esistenza di un sistema di regole che condiziona la manifestazione delle emozioni è stata dimostrata attraverso degli esperimenti condotti inizialmente da Ekman e Friesen, successivamente da Matsumoto, su soggetti americani e giapponesi: i risultati di tali studi evidenziano che in presenza degli sperimentatori le reazioni dei partecipanti giapponesi a stimoli emotivi rilevanti erano più contenute, i giapponesi tendevano a nascondere il vissuto interiore scatenato dalle immagini a cui erano sottoposti e, inoltre, erano molto meno precisi rispetto agli americani nel riconoscere le emozioni negative.
Tali risultati non possono essere spiegati soltanto in termini di differenze individuali, ciò che evidenziano è un tipo di differenza che va oltre l’individuo e trova origine nella sua cultura di appartenenza: in una cultura collettivista in cui l’accento è posto sulla collettività, sul gruppo, l’espressione di determinate emozioni (soprattutto quelle negative) è vincolata a delle regole sociali di esibizione in quanto mostrare liberamente le proprie emozioni può essere considerato sconveniente ed è ritenuto più opportuno attenuarle, mascherarle o inibirle.
Emozione e umore: come distinguerli?
Anche se ne facciamo esperienza per tutta la durata della nostra vita, non sempre è facile riconoscere le nostre emozioni e può capitare di confonderle con altri stati d’animo come ad esempio l’umore.
Nonostante qualche studioso sostenga che l’umore sia un caso speciale di emozione e non rappresenti dunque una categoria indipendente, ad oggi si opera una distinzione tra i due vissuti.
Gli umori sono degli stati d’animo più duraturi, rispetto alle emozioni, e solitamente meno intensi, non hanno un oggetto specifico e provocano un’attivazione fisiologica variabile e diffusa; le cause di un determinato umore possono essere meno definite e apparire nebulose e poco chiare alla persona, che spesso si trova ad esperire un particolare umore senza averne consapevolezza, senza conoscere i motivi che lo hanno scatenato e ad avere l’impressione che si tratti di qualcosa di più “mentale” rispetto all’emozione che, invece, è caratterizzata da una risposta fisiologica ben distinta e appare molto più “viscerale”.
Una delle definizioni di umore che trovo particolarmente evocative è quella di Davidson il quale lo definisce come il background, lo sfondo affettivo della nostra vita sempre presente a differenza delle emozioni che possono essere pensate come delle perturbazioni – improvvise, inevitabili, intense e dalla breve durata – che si stagliano su questo sfondo.
In conclusione, le emozioni arricchiscono di significati la nostra vita e ci guidano nella comprensione del nostro mondo interiore e di tutto ciò che ci circonda: imparare a conoscerle è il primo passo per stare bene!
Dott.ssa L. Ronga
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