Il teatro a scuola…

Sempre più spesso negli ultimi anni, si sente parlare di una rivalutazione del teatro nel curricolo scolastico e di sempre più insegnanti che iniziano ad investire, all’interno di percorsi formativi, sulle attività teatrali a livello laboratoriale, nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ma quali sono le scelte educative dietro a tutto questo?

Un discorso sul teatro a scuola ci riporta con la memoria, probabilmente, agli spettacoli preparati alla scuola dell’infanzia e allo sguardo “attento” di un’insegnante particolarmente dedita al sacrificio che cerca di trainare una locomotiva di bambini verso la recitazione a pappagallo di un copione. Tutto questo sotto l’occhio delle telecamere di genitori orgogliosi. Un’esperienza sicuramente condivisa da tutti, e altrettanto traumatica

In verità, il Teatro-Gioco, come viene definita da alcuni questa forma di teatro fatta per le persone e non con le persone, si discosta da quest’idea di teatro utilizzato solo come forma di intrattenimento, ma diventa una forma espressiva fatta per favorire talenti naturali e per stimolare competenze relazionali che sono ben al di là delle semplici doti dell’attore.

Quali sono i vantaggi del teatro a scuola?

Il focus di questo tipo di attività scolastica si sposta dal prodotto finito e si pone sul bambino, sullo sviluppo delle sue risorse relazionali e cognitive e della sua consapevolezza di sé.

L’attività teatrale a scuola è inoltre un momento dove sperimentare le relazioni con gli altri e saper osare, ma in un contesto protetto, che assume la formula di una gigantesca scatola in cui si vive un gioco a realtà aumentata. E’ altrettanto provato che l’utilizzo del teatro

  • incrementa l’autostima e la consapevolezza delle proprie risorse personali
  • potenzia la coordinazione psico-motoria e la motricità globale
  • stimola l’apprendimento esperienziale (il Learning by Doing, teorizzato per primo dal filosofo americano John Dewey)
  • favorisce l’alfabetizzazione emotiva e il riconoscimento delle emozioni

Risale al 1993 il documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul benessere emotivo del bambino, in cui per la prima volta si parla di “life skills” (competenze per la vita), una serie di competenze psico-sociali utili al soggetto per affrontare le sfide della vita e adattarsi alle circostanze in modo positivo e flessibile.

Esse sono:

  • Empatia
  • Autoconsapevolezza
  • Gestione dello stress
  • Comunicazione efficace
  • Senso critico
  • Relazioni efficaci
  • Capacità di prendere decisioni
  • Problem solving
  • Gestione delle emozioni
  • Pensiero creativo

Quali sono le attività che si svolgono?

Il teatro a scuola avviene nel modo più spontaneo e più coerente al grado di sviluppo dei bambini (o dei ragazzi) che svolgono l’attività, seguendo le tappe dello sviluppo. L’obiettivo della macchina da presa non è l’obiettivo della rappresentazione finale, ma la fruizione di un’esperienza formativa ed espressiva a tutto tondo.

L’attività scelta, a prescindere dalle varie fasce d’età, deve risultare ben organizzata, ma flessibile per poter accogliere 

Si parte da giochi di finzione, anche per i bambini del nido, nei quale inserire una bella storia per accalappiare da subito l’attenzione di tutti. Un telo azzurro può diventare il cielo, il mare. Allo stesso modo, la maestra può diventare il capo di una tribù, un’anziana nonnina o un personaggio magico e strampalato. Il tutto senza forzare la mano e senza spettacolarizzare tutto: il focus più che sulla finzione teatrale vera e propria è puerocentrico e si sposta sul bambino e sulle sue modalità espressive e sulle sue capacità “di fare e sperimentare”.

Non è detto che il teatro a scuola sia un’esperienza che si possa vivere solo da bambini, però. Si arriva fino ad attività espressive basate sul contatto, sulla fiducia, sulla meditazione e sul sentire il proprio corpo, competenze che si possono affinare fin da piccoli, ma di cui spesso hanno bisogno anche gli adolescenti, intrappolati in un corpo ancora sconosciuto con il quale prendere confidenza, o gli adulti stessi, come momento di contatto e di ascolto con le proprie emozioni e con il proprio corpo

Le strade che tale modalità educativa apre sono tante, così come sono tanti i canali espressivi, ludici e relazionali che permette di stimolare e di far crescere, senza prefiggersi per forza l’obiettivo arrivare ad un prodotto finale, ma semplicemente partendo dalle risorse personali e da modo migliore per massimizzare i propri talenti e per prendere coscienza, anche, dei propri limiti.

Dott. Riccardo Bellomaria