Sempre più spesso si sente parlare di “intelligenza emotiva” e della necessità di educare i bambini alle emozioni sin da piccoli, mah…
Come mai è così importante?
Potenziare l’intelligenza emotiva ovvero le capacità di comprendere, riconoscere, regolare e gestire le emozioni significa accrescere le competenze sociali e relazionali della persona aumentandone la consapevolezza di sé e l’empatia nella relazione con l’altro.
Quali sono le funzioni delle emozioni?
Le emozioni sono sempre state al centro dell’interesse degli artisti: esse risuonano nelle opere di poeti, pittori, musicisti e scrittori. Anche la filosofia ha dato loro un’importanza rilevante e ciò appare in maniera piuttosto evidente nelle opere di filosofi come Spinoza e Pascal, tuttavia in filosofia ben presto queste furono collocate al di sotto della Ragione. L’interesse verso le emozioni torna alla ribalta nella metà del XIX sec. quando Darwin ne accenna la rilevanza nell’opera L’origine della specie e successivamente ne L’espressione delle Emozioni traccia un continuum nelle espressioni emozionali tra animali superiori ed esseri umani sottolineando come alcune di esse, quanto meno quelle che è possibile definire come “emozioni primarie”, siano innate, universali e funzionali sotto il profilo adattivo.
Le emozioni svolgono, infatti, una funzione adattiva molto importante nella nostra vita in quanto costituiscono una risposta immediata ad una sollecitazione ambientale: in una situazione di pericolo, ad esempio, la paura ci consente di rispondere attraverso la fuga, l’attacco o l’immobilizzazione in maniera veloce ed efficace: molto probabilmente una valutazione cognitiva dello stimolo, dell’ambiente circostante e delle proprie risorse richiederebbe più tempo e quindi una risposta più lenta potrebbe non essere molto efficace. In determinate circostanze la rapidità della risposta fisiologica determina la sopravvivenza o meno dell’individuo e, dal punto di vista evoluzionistico, è proprio alle emozioni dobbiamo la nostra vita!
Una delle funzioni delle emozioni è proprio la preparedeness ovvero la preparazione per un’azione rapida che dunque sottende un’elaborazione altrettanto veloce: la prospettiva evoluzionistica suggerisce che abbiamo circuiti innati e automatici di emozioni che riflettono situazioni di sopravvivenza affrontati dai primi umani ed essi sono cruciali in caso d’emergenza.
Un’altra delle funzioni delle emozioni è la flexibility ovvero la flessibilità, la capacità di comprendere e mettere in atto l’azione più vantaggiosa in una determinata circostanza: ciò richiede un tipo di elaborazione più lenta per questo potrebbe essere fondamentale nei casi in cui dobbiamo prendere una decisione e abbiamo la possibilità di fare una valutazione più approfondita senza rischiare la vita.
Inoltre, esse hanno una funzione auto- ed etero-comunicativa molto forte: ci aiutano a comprendere cosa ci piace e cosa non ci piace, cosa ci rende felici e cosa ci rende tristi e quindi ci aiutano a canalizzare le nostre energie e la nostra attenzione verso ciò che ci fa stare bene e nella relazione con l’altro servono per comunicare i propri stati interiori e le proprie intenzioni. Oggigiorno comunichiamo all’altro le nostre emozioni e i nostri stati d’animo sia direttamente, aprendo una forma di dialogo, che indirettamente, attraverso le espressioni facciali, il tono della voce, la sudorazione e altri indici corporei; in tempi molto più remoti, quando ancora non esisteva il linguaggio, le emozioni erano uno strumento potente di comunicazione, presumibilmente quello preferenziale.
Infine, hanno funzione regolatrice ovvero comprendendo le nostre e le altrui emozioni siamo in grado di regolare e aggiustare i nostri comportamenti nell’interazione con l’altro.

L’importanza di comprendere le nostre emozioni
Le emozioni non sono però importanti soltanto dal punto di vista evoluzionistico, esse colorano la nostra intera esistenza, ci permettono di vivere appieno le esperienze che la vita ci riserva e sono cruciali in tutti gli aspetti della nostra vita sociale e relazionale.
Dal punto di vista relazionale una delle funzioni più importanti delle emozioni è legata proprio all’attribuzione di significato: ci aiutano a dare un senso al nostro mondo e ci danno la misura di quanto valga la pena (e la gioia!) vivere, nonostante gli alti e i bassi a cui possiamo andare incontro: di tutta la nostra vita sono proprio i momenti più emotivamente significativi quelli che ricordiamo con maggiore nitidezza come ad esempio la disperazione che c’era nel pianto il primo giorno di scuola, l’ansia che si respirava tra i banchi del liceo durante la maturità, il sollievo dopo la discussione della tesi di laurea, la felicità del giorno del proprio matrimonio, la gioia della nascita di un figlio, il dolore della perdita di un genitore o un amico.
Tendenzialmente ciascuno di noi preferisce fare esperienza di emozioni positive come la gioia, la sorpresa (quando piacevole) e la ricerca di piacere ci accomuna tutti, tuttavia respingere le emozioni negative dà loro forza, sopprimerle dà loro potere: l’unico modo per viverle serenamente, senza farsi travolgere da esse è comprenderle e darsi la possibilità di farne esperienza. Non è sbagliato provare tristezza, non è sbagliato sentirsi arrabbiati né lo è avere paura.
Nessuna emozione, per quanto sgradevole, è sbagliata. Nessuna emozione, anche se “negativa” è distruttiva: hanno tutte funzioni evolutive e sono tutte alleate indispensabili per il nostro benessere.
Dott.ssa L. Ronga
Bibliografia
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